Pentagrammi sospesi
Testo di Tilly Meazzi
2000
Tillly Meazzi: Il salto della mente
Il problema per Tessadri è quello di rappresentare lo spazio per approdare ad una risolta equazione tra spazio e segno.
La prima operazione è quella della riduzione, il fine è quello del raggiungimento di un equilibrio formale costruendo un’immagine ben equilibrata. Il mezzo è quello elementare della linea, segno minimo ed essenziale che allude alla più immateriale delle sostanze: la luce.
Inizialmente linee severamente disciplinate si dispongono parallele costruendo fasce cromatiche, poi si contrappongono ad uno spazio vuoto di segni in cui è la superficie stessa che vibra nella sua predominante cromatica, solitamente composita (grigia, grigio–azzurra).
Evidente è il richiamo al rigore della tradizione astratta trentina di “Astrazione oggettiva”, ma – come già detto – se il punto di partenza è il medesimo (il colore privato di ogni interferenza simbolica e reso oggettivo come lo sono il segno e le superficie) il progetto di Tessadri si apre ad altre tesi e suggestioni.
A partire da qui l’artista tende a realizzare un’idea della pittura che costruisce i suoi piani in una spazialità estremamente aperta. L’uso stesso degli inchiostri stesi con stecche sulla tela immette nell’operare una casualità possibile ed accettata, diversamente dalla tensione verso una misurazione perfetta delle vibrazioni cromatiche – e del conseguente loro calcolo – a cui tendeva Aldo Schmid.
La teoria dei frattali (l’organizzazione di una geometria che ha provocato la messa in discussione delle misure naturali attraverso una geometria casuale ma strutturata) mi porta a pensare che la questione non è se il colore o il non–colore riprende delle funzioni o se esso riempie dei campi all’interno del piano stesso, piuttosto è che i colori hanno un territorio ed esprimono i ritmi che marcano i limiti di questo territorio: le linee parallele fissate dalla fine del movimento della stecca sulla tela.
Negli ultimi lavori il progetto immette un’altra variazione: la scansione ritmica e seriale delle linee si sfuma e il senso che prevale è quello dell’immersione nella profondità di un mistero: come progettare un presunto reale e un altrettanto presunto immaginario?
Il lavoro decisamente “silenzioso” – giustamente distaccato – di Rolando Tessadri comincia a giocare seriamente con l’ambiguità, dell’idea e del progetto.
Pentagrammi sospesi
Rolando Tessadri, 2000
Testo di Tilly Meazzi